mercoledì 19 novembre 2008

Il mio intervento a Liberi di vivere (Nomadelfia 18 novembre 2008)

Liberi di vivere - consegna firme al Quirinale
Intervento di apertura del presidente Giorgio Gibertini
Carissimi amici qui presenti a Roma e soprattutto carissimi amici che ci ascoltate grazie alle frequenze nazionali di Radio Mater, benvenuti in questa serata intitolata “Liberi di vivere”. Mi sia permesso anzitutto di ringraziare i nostri ospiti, ovvero la comunità di Nomadelfia qui rappresentata dal gruppo familiare Giovanni Paolo II e soprattutto da Mamma Irene, prima mamma di vocazione a seguire don Zeno Saltini in questa sua opera. La vostra ospitalità sono ancor di più testimonianza ed adesione all’appello Liberi di vivere .Ringrazio poi don Mario Galbiati e tutta Radio Mater che anche questa volta hanno permesso alla nostra flebile voce di raggiungere il mondo intero, aderendo anche loro, ed amplificando, l’appello Liberi di vivere.
Ringrazio l’amico on. Antonio Palmieri, amici di lunga data, rincontratici a Roma provenienti da due percorsi differenti ma sempre con ideali comuni.
E soprattutto ringrazio Mario Melazzini, presidente di Aisla, per la sua continua battaglia per la vita, affinché le persone malata di Sla (Sclerosi Lateriale Amiotrofica) possano vivere con dignità e libertà, e grazie per la forza che hai di trascinarci continuamente dietro la tua carrozzella.
Che cosa chiede Mario Melazzini? Di vivere!
Punto. Nient’altro. Rivoluzionario vero?
In questo libro, in questo appello al Presidente della Repubblica, si trovano parole semplici ma oggi, in questo mondo a rovescio, ultra rivoluzionarie e ne citiamo alcune a modi introduzione: “La malattia, la sofferenza e la morte sono inevitabilmente parte della vita di ogni essere umano. Poiché nessuna condizione di salute toglie dignità alla vita umana, in una società davvero libera, solidale e democratica, malattia e sofferenza non possono e non devono diventare motivo di solitudine, abbandono, emarginazione e discriminazione sociale del malato e della sua famiglia… Pur nei limiti imposti dalla loro condizione, i malati e loro famiglie vogliono poter continuare la loro vita con dignità e in libertà. Essi non sono un peso per la società, ma sono per tutti un esempio di coraggio e di capacità di vivere, che le istituzioni a ogni livello, nazionale e locale, devono sostenere e promuovere. Per questo motivo, chiediamo al Presidente della Repubblica di esercitare l’autorevolezza che gli deriva dall’essere il Capo dello Stato e il garante di tutti i cittadini affinché le istituzioni tutte, a ogni livello:
Pratichino
. un riconoscimento concreto, tramite investimenti di tipo economico e di promozione culturale, della dignità dell'esistenza di ogni malato, con particolare attenzione ai malati di sclerosi laterale amiotrofica.
Intervengano
. con adeguate misure legislative e regolamentari per dare ogni cura e sostegno utili a combattere il dolore e a garantire che ogni malato possa ricevere cura sostegno.
Sostengano
. le associazioni di malati e più in generale le organizzazioni che si impegnano nello stare accanto ai malati e alle loro famiglie.
In questi ultimi anni il dibattito pubblico e la richiesta alle istituzioni si è incentrata sulla richiesta della libertà di poter morire. Ciò che noi chiediamo alle istituzioni è che i malati e le loro famiglie siano finalmente messi nelle condizioni di essere liberi di vivere.”
Verrebbe da dire, al termine della lettura di questo appello: ma c’è bisogno di chiederle queste cose? C’è bisogno di scomodare il Presidente della Repubblica?
Evidentemente si!
Purtroppo qui abbiamo persone che, nella loro condizione precaria di salute, non riescono a trovare ascolto dalle Istituzioni, e peggio ancora dai media, solo perché vogliono vivere: solo perché vogliono vivere. E questo succede oggi, in Italia. Allora io mi rivolgo a voi amici, a tutti gli ascoltatori, ai politici ed agli amici presidenti di varie associazioni qui presenti e che poi interverranno, ai colleghi giornalisti qui presenti e non solo, a tutta la gente di buona volontà e buon senso e voglio dirvi BASTA, BASTA, BASTA, è finita la ricreazione delle coscienze, svegliamoci, la Deriva è già in atto, gli argini sono rotti, ci tocca risalire a fatica la corrente. Io sono stanco di vivere in uno stato che permette per legge 300 aborti al giorno, che condanna a morire di fame e di sete una nostra concittadina e abbandona nell’indifferenza altri nostri concittadini e la loro malattia.
E’ tempo di reagire e per quello che mi riguarda da oggi non starò più solo a guardare e per quello che può contare, carissimo Mario e carissimo Antonio, consideratemi dalla vostra parte sempre per promuovere non solo l’appello ma una cultura che permetta a tutti di essere Liberi di vivere, da concepimento a morte naturale.
                                                                           Giorgio Gibertini

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