mercoledì 29 dicembre 2010

Il borgo di Mario Soldati si è trasformato in un'isola

Scelto per noi da Il Corriere della Sera del 28 dicembre 2010
Lo smottamento Il borgo di Mario Soldati si é trasformato in un'isola Dopo la, frana, Tellaro si raggiunge via mare. La resistenza degli abitanti II polpo La leggenda Nel medioevo un polpo gigante salvò Tellaro da un attacco dei saraceni Le case II polpo dette l'allarme suonando le campane della chiesa La festa In ricordo di ciò la seconda domenica di agosto si svolge la tradizionale sagra del polpo di GIUSEPPE CONTE La bellezza di Tellaro, il borgo sull'estremità orientale del Golfo di Lerici, detto anche Golfo dei Poeti, è nella aerea verticalità del suo rapporto con Il mare, nel suo essere arroccato e quasi irraggiungibile. Le ragioni della sua bellezza sono le stesse della sua vulnerabilità La frana che ha interrotto la strada provinciale all'altezza dei bagni Eco del Mare, inaugurati pochi mesi fa con un certo risalto mondano, ha sostanzialmente isolato Tellaro dal resto del mondo.
Il fronte franoso è largo trenta metri e lungo settanta Un vero -fiume di terra, fango, tronchi, rami spezzati, che sbarra l'accesso al paese, e che stringe in uno strano assedio i suoi circa seicento abitanti- Sono stati necessari rifornimenti d'acqua corrente e di cibo via mare. Il cuore della comunità è diventata la Società di mutuo soccorso, che con il suo nome dal caldo suono ottocentesco è nata per aiutare le famiglie dei naviganti, e oggi è in prima linea per aiutare chi sta a terra ed è vittima di questo disastro. Il tempo è tomato indietro, nel Golfo dei Poeti, e sembra di vedere ancora Shelley che risale pendii scoscesi in cerca di infinito, Byron che si cimenta in omeriche traversate a nuoto, e i loro velieri, l'Ariel e il Bolivar, che si sfidano in folli regate. Dopo la frana, Tellaro si raggiunge a piedi su per sentieri antichi, abbandonati, passando per la Serra, nel cui dialetto scrisse Paolo Bertolani, poeta e per tanti anni vigile urbano, custode della autenticità di questi luoghi. Ma si raggiunge soprattutto per mare: gommoni navetta vanno e vengono da Lerici, dal suo porto raccolto, trafficato e meraviglioso ai piedi del Castello. Tellaro è da qualche giorno un'isola. I suoi abitanti stanno dando prova di una tenacia e di una resistenza che erano una volta, e in certi momenti duri sono ancora, le qualità migliori dei liguri, e degli uomini di mare. Hanno passato un Natale di solitudine, con gli alberghi chiusi e le seconde case disabitate. Hanno spalato il fango e brindato in piazza tra loro e con i soccorritori. Intanto scendevano dal cielo elicotteri trasportando ambulanze e auto di servizio imbragate e sospese attraverso un cavo. Guardo le immagini di questa Tellaro, e penso a Mario Soldati, che fu il più celebre dei suoi residenti. A Tellaro il grande scrittore approdò, per caso durante una gita in barca con la moglie e i figli nel 1959, e vi abitò stabilmente dal 1967 in una villa al fondo della via intitolata a D. H. Lawrence, con un giardino che confinava con gli scogli e le onde. Soldati vide Tellaro come un superstite paradiso dei Mari del Sud, quelli descritti dall'amato Stevenson, in una Liguria che stava cominciando a soccombere agli sfregi della peggiore speculazione edilizia e del più incauto attacco all'equilibrio idrogeologico. Ma lo visse come luogo caldo, domestico, dove fare lunghe partite a scopone con Attilio Bertolucci, per qualche anno suo dirimpettaio, dove ricevere gli amici e deliziarli con la sua verve prodigiosa. Ricordo ancora quando mi consigliava su alberghi e itinerari, quando mi raccontava avventure di personaggi incredibilmente bizzarri. E quando, bizzarro anche lui la sua parte, intimava al cane Tremolo di porgere la zampa agli ospiti, o polemizzava su come si taglia correttamente il formaggio grana, o faceva sventolare il vessillo di San Giorgio. Tellaro, secondo la leggenda, fu salvata una volta da un polpo gigante che suonò di notte le campane della chiesa, sventando un attacco di pirati barbareschi. Oggi c'è da salvare questa Liguria tutta smottamenti, frane e fango, ferita dall'incuria e dall'avidità dell'uomo. E i polpi giganti e buoni sono solo nelle leggende.
Giuseppe Conte, scrittore poeta ligure

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