domenica 30 gennaio 2011

Ho rivisto mia mamma ed il suo sorriso

Una lunga striscia di neve mi ha accompagnato, col suo soffice, a visitare la donna più "soffice" che esista al mondo, mia madre. Il sole di Roma presto lasciato alle spalle con l'Alta Velocità, no ha sciolto la neve da Firenze a Lodi e poi pioggerella fine a Milano e grigio tutto attorno. Mia mamma ora è in cardiologia dopo un breve, inaspettato e non richiesto salto nel buio di qualche ora ma poi la Luce l'ha restituita alla nostra Luce. E' difficile anche commentare quello che è successo in questi giorni. L'ansia, o meglio l'angoscia, dell'attesa in silenzio mentre camici bianchi corrono da un corridoio all'altro e sono per noi enigmi indecifrabili. Sappiamo di averla scampata e questo ora è il punto di partenza. Non sappiamo, e non ci domandiamo neanche, quanto durerà questa lunga degenza della mamma e di tutti i nostri cuori, sospesi e dipendenti dal suo. Un intreccio di cuori, non solo metaforicamente parlando. Ora i medici, illuminati dal loro studio e supportati dalle nostre preghiere, si adopereranno per capire ed intervenire. Siamo fiduciosi. Io rientro a Roma dai miei cuori lasciati a distanza ma anche loro così vicini alla nonna "che non sta bene". Io rientro a Roma lasciandomi alle spalle la neve, le lenzuola ed i camici bianchi. Mi attende la notte della Capitale e l'essere capace, o meno, di tenere ancora la mano a mia mamma con la forza del pensiero e dell'amore che sono madre e figlio possono avere. Forza mamma, mantieni questo spirito, questa pazienza e questo sorriso che aiutano la medicina a farci star bene tutti.

venerdì 28 gennaio 2011

Ho appena parlato al telefono con mia Madre

Ho appena parlato al telefono con mia Madre dopo questi lunghi giorni di silenzio e di preghiera. Non so come descrivervelo. Poche parole appesantite dalla fatica ma una sensazione immensa, materna, di rinascita collettiva. Monosillabi in risposta alle mie domande. Sentire la tua voce, mamma, per me che vivo a seicento chilometri mi restituisce una quotidianità assai cara e, ho capito, ancor più necessaria e vitale. Grazie Dio e grazie a tutti voi che con noi vi siete uniti nella preghiera

La situazione è seria ma non grave

Quando un medico ti dice così: "la situazione è seria ma non grave" è difficile, da parente del paziente, capire al volo quale è la sottile differenza filosofica tra i due termini, che poi tanto sottile non è perché sei consapevole che quella linea tiene in vita tua madre.
E' difficile per tutti avere un "caro" in ospedale. Se sei medico sei più spaventato perchè conosci bene i meccanismi ed i termini; se non sei laureato in medicina e non hai un dizionario medico tascabile a portata di mano, ti spaventi davanti a termini che sembrano sempre apocalittici (edema polmonare, valvola mitralica)
Ennio Flaiano, noto attore e giornalista, fotografò la perenne situazione politica italiana con la celebre frase "La situazione politica italiana è grave, ma non seria" di cui subito si capisce l'ironia celata dietro l'aforisma.
Quando un medico ti dice "la situazione è seria ma non grave" capisci al volo che non c'è ironia nelle sue parole ma al contempo ti affidi al fatto che hai appena saputo che tua madre ha mangiato da sola, si è seduta sul letto anche se rimane in terapia intensiva.
Allora mentre corri a casa e spedisci un sms all'amico dottore cercando spiegazioni e conforto, dal vicolo della provvidenza spunta una dottoressa di tua conoscenza, che lavora proprio lì, in quel pronto soccorso ed era anche una ragazzina di catechismo di tua madre.
Non chiedi a lei maggior riguardo o particolari attenzioni perchè sei consapevole che il sistema sanitario italiano non guarda in faccia solo ai parenti ( ti dici queste cose mentalmente con la stessa onestà intellettuale con la quale i politici indagati si affrettano a dire di aver fiducia nella magistratura) ma vedere un volto amico e sentire parole chiare e spiegazioni semplici aiutano tutta la famiglia a stare più sereni ed a riprendere la preghiera con più fiducia.

giovedì 27 gennaio 2011

La forza della Preghiera

Quando ero piccolo, tanti anni fa, al mio paese, Novate Milanese, un ragazzo di Cl finì in coma causa un incidente stradale: era in fin di vita. Tutti i suoi amici si radunarono presto in preghiera, una preghiera incessante e continua, giorno e notte. Mauro uscì dal coma ed ancora vive felice con la sua famiglia. Io ci credo alla preghiera che salva la vita per questo ringrazio, a nome della mia famiglia, tutti voi che vi siete uniti a questa preghiera continua per mia mamma.
Ave Maria....

mercoledì 26 gennaio 2011

Quando è un buon segno il cellulare che non suona

Mamma sta in terapia intensiva e vi rimarrà fino a quando avranno stabilizzato tutti i parametri e potranno cominciare a capire le cause di questo arresto cardiaco. Abbiamo lasciato due numeri di cellulari ai medici, per le emergenze. Abbiamo dormito tutta notte con un occhio aperto sul cellulare. I cellulari non hanno suonato. Questo è un buon segno. Ansia ed attesa, preghiamo per te mamma. Il tuo cuore forte che ha sostenuto sei figli e 16 nipoti, con le vicende quotidiane di ognuno, non ci abbandonerà adesso.

martedì 25 gennaio 2011

Là dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia

Il sacerdote oggi a messa ha ricordato a tutti che è la festa della Conversione di San Paolo. Come sappiamo esistono due tipi di conversione: quella improvvisa, folgorante, che ti afferra e ti cambia radicalmente, e quella più riflessiva, culmine di un lungo percorso di discernimento e di conoscenza.

lunedì 24 gennaio 2011

Milano così di corsa per una carezza a mia madre

Sono sul treno di ritorno a Roma se il wifi Frecciarossa tiene provo a vedere un po' di lavoro anche se ho un po' di tristezza nel cuore, non è mai bello vedere la propria madre che rimane seduta in pigiama solo per non farsi vedere dai figli distesa a letto.
Mia mamma è al Niguarda, qualche problema di cuore e di respiro anche se, l'unica certezza, è che non ci sono certezze e che la causa di tutto non si sa ancora quale sia.
Mia madre è lì impotente come lo siamo tutti noi davanti al mistero e per lei, e per tutti noi, è tornato il tempo delle domande sulle cose vere della vita che contano e che ti tengono assieme, come famiglia, anche se la porta di casa bussa a 600 km di distanza.
Milano e Roma oggi sono così vicine. L'Alta Velocità ci mette 2 ore e 59 minuti, funziona il wi fi ed il caffè costa un euro e cinquanta centesimo e non è neanche buono.
Sotto c'è la ferrovia che racconta di tutti questi viaggi Milano-Roma e Roma-Milano iniziati 8 anni fa, in solitaria, ed arricchiti ora di tre figli ed una moglie.
Il treno contiene tutti e sa raccontare anche questo.
Ma oggi sono solo, come ai vecchi tempi, come tuo figlio che corre a te per una carezza veloce di qualche ora perchè sei mia madre, la madre che mi ha generato la città che mi ha cresciuto

sabato 22 gennaio 2011

Un po' di neve anche a noi

I nostri figli associano Milano alla neve perché spesso, quanto siamo stati al Nord, abbiamo anche incontrato la neve. Questa volta neve è stata ma a Venarotta. Una bella nevicata che ci ha colto sprovvisti di tutto tranne che delle quattro gomme invernali che, per cominciare, sono la cosa più importante. La grande famiglia Orsini poi qualche tuta da neve ce l'ha sempre e così, anche se un po' strette, abbiamo potuto correre a rotolarci, a fare l'Angelo sulla neve, a fare il pupazzo. Prima siamo passati a comprare lo slittino per la neve ma mi è venuta un po' di tristezza. Non ci sono più gli slittini con listelli di legno: ora è tutto un plasticone! Va beh... l'importante è che scivoli e così è stato. La neve è bella. Sara ci ha preso a pallate tutte finchè i bambini non hanno pianto! Che volete farci, mia moglie è così. Che bello vedere le gote rosse dei bambini... a Roma non capita mai.

venerdì 21 gennaio 2011

Per l'Alpino Luca Sanna: Dio Del cielo Signore delle Cime

Dio del cielo, signore delle cime
un nostro amico hai chiesto alla montagna
ma ti preghiamo,
ma ti preghiamo,
su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare
per le tue montagne.
Santa Maria Signora della neve,
copri col bianco soffice mantello,
il nostro amico, il nostro fratello,
su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare
per le tue montagne.


giovedì 20 gennaio 2011

Noi, in Afghanistan a morire per la pace

Pubblicata su La Bussola Quotidiana 

La notizia della morte del Caporal maggiore Sanna lo ha raggiunto qui in Italia, nella sua casa di Follonica, dove sta trascorrendo un breve periodo di riposo (“Finalmente un po’ di spazio anche per me e per la mia famiglia”, ci ha sussurrato), ma presto ripartirà per Herat, in Afghanistan. Le prime parole sono dedicate alla famiglia del commilitone ucciso, poi il Caporal Maggiore Capo scelto della Folgore Gianfranco Calipari accetta di rispondere a qualche nostra domanda sul senso della presenza italiana in Afghanistan.

Che cosa vuol dire missione di pace in una situazione di guerra come quella afghana?
Missione di pace significa, prima di tutto, "guadagnarsi" la fiducia della popolazione cercando di trasmetterle sicurezza e serenità attraverso un atteggiamento che porti rispetto a leggi e tradizioni, poiché non si è invasori ma risorsa fondamentale per dare, da un lato, un appoggio alle forze di polizia e governative del paese ospitante, e dall'altro, aiuti umanitari alla popolazione nel pieno rispetto della dignità umana. Le missioni di pace vengono così definite poiché non si è invasori ma tutori dei diritti umani. Ciò viene dimostrato dal fatto che le regole di ingaggio delle missioni di pace del contingente italiano, sono sempre fondate sul divieto di ricorrere all'utilizzo della forza, ad esclusione dei casi in cui è necessario difendere e tutelare l'incolumità del contingente stesso, della popolazione e dell'ambiente in cui vive.

Che cosa fate concretamente?

mercoledì 19 gennaio 2011

Sosteniamo la nuova Democrazia in Tunisia

«Aiutateci a sostenere la nuova democrazia»
Mia intervista, a Mourad Aissa, sulla questione Tunisina apparsa su La Bussola Quotidiana il 18 gennaio 2011.
San Lupo, paesino sperduto nella Provincia beneventese, con novecento abitanti e 35 eritrei “rifugiati politici” come ospiti. Qui incontriamo Mourad Aissa «tunisino italiano e italiano tunisino», come dice lui, un uomo di 36 anni, sposato, una figlia di nome Tamara. Laureato in Fisica e Chimica, è in Italia dal 2001 come mediatore culturale. Oggi è direttore del Centro di accoglienza per eritrei di San Lupo, gestito dal Consorzio Nazionale Connecting People nell’ambito del progetto ministeriale PON-Piccoli comuni grande solidarietà.
Profondo conoscitore sul campo del fenomeno immigrazione, Mourad ci accoglie nel suo centro felice «perché una nuova Tunisia democratica sta nascendo e io lo voglio testimoniare».
Dottor Aissa, la situazione in Tunisia la preoccupa? Come la sta vivendo?Sono preoccupato, ma pure felice. Quello che il mio Paese ha vissuto dal 17 dicembre al 14 gennaio sarà ricordato dalla storia perché sta nascendo davvero una nuova Tunisia, dal basso e finalmente democratica. Sono preoccupato perché a sentire i miei famigliari la situazione non è ancora stabile ma c’è tanta voglia di ricominciare, di ricostruire, di ripartire.
I flussi immigratori dalla Tunisia all’Italia sono sempre stati regolari e non hanno mai provocato problemi. Ora, causa questa situazione in atto, dobbiamo aspettarci una invasione di tunisini?Sì, finora il rapporto tra italiani e tunisini è stato ottimo soprattutto per chi, come me, è venuto nel vostro Paese regolarmente, in cerca di lavoro e si è stabilizzato. Ci sono tanti tunisini in Italia e in geenrale in Occidente, perfettamente integrati. Credo che ora vivremo due momenti: inizialmente è possibile che, causa guerra civile in corso, molti tunisini si riversino in Italia in cerca di fortuna magari chiedendo asilo politico proprio a causa della nuova situazione. Voglio essere il più chiaro possibile: vi potranno essere alcuni miei connazionali che cercheranno di strumentalizzare la situazione per trovare tutti gli escamotagepossibili onde farsi accogliere. Chi era povero in Tunisia, in questa fase lo è ancora di più e quindi farà di tutto per sopravvivere. Fino a ora non era possibile entrare in Italia se non con permesso regolare di soggiorno o come clandestini: la guerra civile ha dato una possibilità in più, quella dell’asilo politico e molti ne approfitteranno.
La seconda fase?Come sa, quello attuale è un governo di transizione; ma tra qualche mese i Paesi occidentali dovranno impegnarsi a sostenere il governo. Gl'imprenditori occidentali presenti in Tunisia (soprattutto gl'italiani) non debbono però abbandonare il Paese, ma dare segnali di sostegno alal nuova gestione pur di transizione e offrire lavoro dignitoso a chi legittimamente lo chiede. Anche il governo italiano deve impeganrsi sostenere il mio Paese cercando di lanciare progetti che, in Tunisia, mantengano vivo il turismo. C'è del resto bisogno anche di sostegno propriamente politico in modo che i tunisini decidano di rimanere in loco per favorire lo sviluppo e la crescita economica.
Si può puntare anche sull’aspetto motivazionale poiché i tunisini si sentono davvori attori protagonisti del nuovo scenario e non più succubi come lo sono stati per tutto questo periodo: sono stati loro a mandare via il governo, a conquistare la democrazia, a guadagnarsi il rispetto da tutto il mondo...
E voi tunisini che avete fatto fortuna all’estero, tornerete?Mi piacerebbe tornare, certo. Ma quando sento i miei famigliari, capisco che noi emigrati all'estero possiamo aiutare il nostro Paese benissimo da qui parlando a voi occidentali di quello che realmente accade, inviando fondi, recandoci in patria per le vacanze e sensibilizzando l’Occidente intero affinché, come ho detto, è davvero questo il momento di sostenere la nuova Tunisia democratica.

martedì 18 gennaio 2011

Svegliarsi che è nebbia...anche a Roma

Nebbia in valromana... o meglio nebbia sulla Pineta Sacchetti. Sul mio solito 49 blu stamattina tutti abbiamo avuto questa sorpresa. Mentre la nostra "Torpedo blu" percorreva la Pineta Sacchetti direzione Cornelia, ci siamo trovati immersi e sommersi nella nebbia. Mi sono appiccicato al finestrino e, come un normale romano, ho cominciato a scattare fotografie e mi son detto "strana ed inconsueta mia cara nebbia". Un risveglio diverso quindi, molto milanese e diciamo che una volta ogni tanto non è neanche così pesante. Diversa questa nebbia che sembrava nascere dai Pini sopra Valle Aurelia per giungere sino a Monte Mario. Diversa ma fitta: impossibile vedere il parco giochi ed il parco pazzi (attrezzi ginnici all'aperto, luoghi di incontri di esaltati del fitness!), niente scorcio sul Cupolone, nessuna antenna di Monte Mario all'orizzonte. Poi Cornelia ed i dormienti autobus al Capolinea.
Oggi devo ringraziare la nebbia per due motivi: mi ha riportato alle mie origini, seppur brevemente, e mi ha dato la scusa per scrivere un post diverso sul blog che non parlasse necessariamente di Ruby-berlusconi e prostituzione dove avreste letto, tra un banco di nebbia e l'altro, il mio disagio a lavorare qui, ora.

venerdì 14 gennaio 2011

Se fossi un operaio Fiat voterei Si

"Voterò Si perchè ho bisogno di lavorare" dice un operaio, uno dei tanti, intervistato all'ingresso di Mirafiori stamattina alle 5.30. Per questo referendum, per il quale l'attesa è giustamente altissima, non è previsto il voto segreto e ben fanno, gli operai Fiat, a metterci la faccia per cercare anche di dare il buon esempio.

Io sono fiducioso che vinceranno i SI per tanti motivi che voglio qui elencare: 1. la gente è più intelligente di quello che i media od i sindacati pensano e lo ha dimostrato in tante occasioni, ed anche questa volta la gente sa che il lavoro, oggigiorno, è sacro e se lo si ha bisogna fare di tutto per mantenerlo; 2. la gente ha capito che il mondo è cambiato e che i sindacati, seppur abbiamo avuto decenni fa un ruolo importante, ora sono, a volte, inutili ed obsoleti luoghi per sistemare chi non ha voglia di lavorare e pretende "stipendio sicuro il lavoro si paga a parte"; 3. le proposte del nuovo contratto (andatevele a leggere per esempio su www.lastampa.it) non sono niente male in questo periodo quindi è stupido bocciarle a priori; 4. Marchionne non ha lasciato

Cronista inviata su un agguato di camorra scopre che una delle vittime è suo papà

Oggi mi sento particolarmente vicino a Mary Liguori, collega giornalista che non conosco, ma che ha vissuto uno degli incubi peggiori (secondo il mio modesto parere) che possano capitare a chi, come noi, pratica questo mestiere.

Il fatto è accaduto a Napoli. La redazione de Il Mattino chiama Mary, incaricata di seguire la cronaca nera, per mandarla sul luogo di un duplice omicidio, agguato di camorra. Arrivata sul posto per raccogliere i dettagli della notizia la reporter ha fatto una atroce scoperta: una dei due cadaveri era quello di suo padre Vincenzo, carrozziere di 57 anni, finito per caso in questa resa dei conti tra due clan camorristici coi quali lui non c'entra niente.

Non riesco ad immaginare lo shock che ha colto Mary ma qualcosa posso pensare e voglio scrivere.

giovedì 13 gennaio 2011

Benvenuti al Sud: ho riso e riflettuto sia come milanese sia come romano

Benvenuti al Sud: eccellente film che dovrebbero vedere (per ridere) quelli che come me dal nord sono emigrati al sud e dovrebbero vedere (per riflettere) quelli che invece sono rimasti al nord senza emigrare al sud.
Film molto divertente, davvero. Mi ci sono ritrovato in tantissime situazioni anche se, sottolineo, io mi sono trasferito da una paese in provincia di Milano (per l'esattezza Novate Milanese) alla Capitale Roma e non quindi, come il Bisio protagonista del film, da Usmate (nuova Provincia di Monza e Brianza) a Castellabate (provincia di Napoli).

mercoledì 12 gennaio 2011

A questa città manca un vero padre di famiglia

(pubblicato il 11 gennaio 11 su La Bussola Quotidiana)

Non leggerà mai i giornali di oggi il piccolo Devid Berghi, morto di freddo e povertà nel cuore di Bologna proprio il giorno prima dell’Epifania, la festa dei bambini, e quindi non potrà percepire il dolore che la sua storia ha provocato a tutta la nazione, un dolore pari solo all’indignazione ed alla rabbia dell’impotenza che si prova in questi momenti. Forse i suoi genitori avranno letto le prime pagine e gli articoli di oggi che raccontano nel dettaglio che cosa è successo. Proviamo anche noi a orientare la nostra Bussola e quindi crearci un percorso di speranza nei resoconti giornalistici di questa vicenda.

lunedì 10 gennaio 2011

Nomi da martirologio cristiano

Penso che abbia ragione il Papa. Come sempre, verrebbe da dire, ma rischierei di essere banale. E allora faccio finta di non aver mai dato ragione al Papa (almeno quest'anno) e quindi gliela do in pieno ed anche con l'esempio. Ho tre figli con tre nomi cristiani, compresi e rintracciabili nel martirologio cristiano: Mauro (onomastico il 15 gennaio), Massimo ( il 25 giugno) e Matteo (21 settembre). Ieri eravamo in Piazza San Pietro per l'Angelus ed abbiamo sentito in diretta le bellissime parole del Papa che per noi sono risuonate semplici e non mi aspettavo tutto questo chiasso mediatico odierno.

martedì 4 gennaio 2011

Meno due

Nel paesino sopra Ascoli fa freddo e l’anziano parroco si appresta a celebrare la fine dell’anno, per la trentacinquesima volta, dall’altare della chiesetta appena completamente ristrutturata per i suoi 80 anni di consacrazione. Pochissimi parrocchiani alla messa del Te Deum e le flebili voci di preghiera sono sovrastate dai botti di fine anno che cominciano a sentirsi dalle colline attorno.

sabato 1 gennaio 2011

Augurio di buon anno...attimo per attimo

Augurio di buon anno...attimo per attimo

Vi auguro 12 mesi di felicità
52 week end di serenità
365 giorni d'amore
8.760 ore di fortuna
525.600 minuti di successo
31.536.000 secondi di amicizia

Buon 2011