sabato 22 ottobre 2011

Gheddafi come il Cristo del Mantegna

Non fa in tempo a finire il nostro Don Matteo8 e ci ritroviamo di colpo nel salotto di Porta a Porta e la nostra casa si riempe, involontariamente, dell'immagine di morte che ha oggi il volto tumefatto e violato di Mu'ammar el Gheddafi.
Non avrei voluto vedere quel programma, non avrei voluto scrivere un editoriale per Frews per rispettare questo momento e non essere io stesso sciacallo, però una frase, buttata lì da Bruno Vespa mentre scorrevano le immagini dell'ultimo minuto di vita di Gheddafi, mi ha fatto riflettere.Il conduttore ad un certo punto ha detto: "guardando queste immagini uno dei nostri autori dietro le quinte ha detto che sembra il Cristo del Mantegna".
Guardo mia moglie, anche lei ferma davanti a questa video intrusione in casa nostra ma anche lei sollecitata da questa affermazione e mi dice: "in fondo era un uomo anche lui".
Certo, il Cristo del Mantegna attorno a sè ha un clima diverso, di piètas: non viene calpestato, ingiuriato, offeso da morto, almeno in quel momento.
Però il Raìs, in questi ultimi fotogrammi, è sembrato anche lui condotto al macello come quell'altro Uomo che è capace, con la sua misericordia infinita, di degnarci di somigliare a Lui nel momento supremo della morte.
Allora ho riflettuto su due fatti.
Il primo è che Gheddafi comunque era un uomo e non è giusto oltraggiare una persona morta, sia con le scarpe che coi piedi della retorica politica: basterebbe una preghiera di accompagnamento.
Il secondo è che la morte ci rende tutti così uguali ed all'unico Dio lassù spetta tirare le somme della nostra vita.
Pace all'anima tua, Gheddafi.

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