sabato 27 ottobre 2012

Carina: morta cerebralmente ora vive ma suo padre non si chiama Peppino Englaro

“Carina non ne voleva proprio sapere di morire. La 19enne era in coma, ma quando i medici stavano per dichiarare la sua morte cerebrale, decidendo di “staccare la spina” per espiantarle gli organi, lei si è risvegliata. E pensare che l’ospedale danese aveva già cominciato a prepararla per portarla in sala operatoria, con il consenso dei suoi familiari che avevano concordato con i medici di far cessare il supporto vitale e di spegnere quel respiratore che la teneva in vita. Carina Melchior alla vita è rimasta aggrappata con le unghie e con i denti dopo un gravissimo incidente stradale. Oggi è in fase di recupero, cammina, parla e per il futuro ha le idee chiarissime: «Voglio fare la graphic designer e tornare a montare il mio cavallo, Mathilda, come si deve». 
Ma la sua storia colpisce al cuore l’intera Danimarca che s’interroga sulle responsabilità dei medici e della struttura ospedaliera di Aarhus (seconda città del Paese) che stavano per dichiarare la morte cerebrale un attimo prima che la ragazza si svegliasse. E i quesiti, i timori, l’impatto sull’opinione pubblica è stato tale da indurre il governo danese a rivedere le linee guida che regolano i trattamenti di fine-vita. «La ragazza che non voleva morire» è il titolo di un documentario che racconta la storia di Carina: nell’ottobre dell’anno scorso – riferisce il Daily Mail – il devastante scontro con la sua auto. Dalle lamiere era stato estratto un corpo dilaniato con pochissime speranze di sopravvivenza. Per tre giorni i genitori avevano sperato, poi la sua attività cerebrale aveva cominciato a rallentare facendo prevedere il peggio. È a quel punto che i medici hanno contattato la famiglia, hanno illustrato loro la situazione paventando la morte cerebrale di Carina (ma senza dichiararla in quel momento). A quel punto la famiglia acconsentì alla donazione degli organi. «Quei banditi in camice bianco avevano rinunciato troppo in fretta perchè volevano un donatore», ha detto, pieno di rabbia, il padre di Carina, Kim, al giornale danese Ekstra Bladet.”

Carina oggi vive. Che cosa sarebbe successo se i medici avessero affrettato i tempi, o se il padre di Carina si fosse chiamato Peppino Englaro? Che cosa sarebbe successo se Carina avesse firmato le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento sentenziando, di propria mano, la sua morte?

Che cosa sarebbe successo se….??? Non è sciacallaggio, è realtà. Ora Carina è qui, con la sua vita, coi suoi desideri, col suo buongiorno ed il nostro buongiorgio.

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