martedì 11 marzo 2014

Quando Palmaro scrisse di me nel mio libro "Sretan Put - buon viaggio"

Mario Palmaro racconta l'autore
Giorgio Gibertini Jolly nel libro "Sretan Put - buon viaggio"
Il fondatore dell'Opus Dei, il Beato Josèmaria Escrivà, amava ripetere che non portava l'orologio, perchè non ne aveva bisogno: "Quando finisco una cosa ne comincio un'altra". Forse, per tentare di comprendere chi sia Giorgio Gibertini bisogna cominciare da qui, dai ritmi vorticosi di una giornata tutta "milanese", ma forse dovremmo dire tutta cattolica, nella quale il nostro autore non tira mai il fiato. Il lavoro è una cosa troppo seria in casa Gibertini perchè anche Giorgio non seguisse le orme paterne all'insegna di una passione quasi viscerale per l'imprenditoria: una scommessa dentro la quale convivono modernità e tradizione, l'Hight-tech e valori della dottrina sociale della Chiesa.
Uno spirito pionieristico che Giorgio Gibertini incarna assai bene, anche grazie al tratto guascone e scanzonato che ne caratterizza la personalità.
Inizia presto, la giornata del Gibertini imprenditore, e si spegne tardi, quando molti di noi sono tornati già a casa. Potrebbe finire lì l'impegno del Nostro per la comunità, per gli altri, soprattutto oggi, quando il sistema sembra aver capovolto i rapporti di forza di un tempo, e aver collocato il "padrone", il "cumenda", in una posizione giuridica e gerarchica "maledetta". Quasi fosse una colpa metter su un'azienda e creare ricchezza e lavoro.
Potrebbe finire lì, dicevamo, l'impegno di Giorgio Gibertini. E invece no. Misteriosamente, questo ragazzo del '72 trova il tempo per darsi con passione a mille altre attività. Tra le più significative, il suo lavoro di pro life convinto nel Movimento per la vita italiano, soprattutto a livello giovanile.
Ed è qui che vien fuori il lato più rumoroso e appariscente, più vistoso e divertente del personaggio: un tipo capace di trascinare e intrattenere centinaia di ragazzi, di trovare la strada giusta per dialogare con una generazione difficile, spaurita, alla quale è stata tolta ogni precisa identità.
In questo, Gibertini è aiutato dal fatto d'essere in parte un figlio del suo tempo: Giorgio va alla messa domenicale - più spesso prefestiva, per la verità - ma bazzica le discoteche e i concerti di musica leggera; Giorgio segue convegni e incontri di spiritualità, ma racconta barzellette e usa un linguaggio non sempre oxfordiano, come si accorgerà forse con qualche comprensibile brivido il lettore.
Insomma: in questo soggetto c'è tutta quella carnalità cattolica che non consentirà mai di scambiarlo per un figurino da sagrestia. Ma è proprio questo a renderlo, per chiunque lo incontri, estremamente affascinante. Un tipo da sbarco con la passione per le cose serie e vere della vita. Insomma: un amico tosto, vero.
Forse, la cifra più eloquente del personaggio resta la sua generosità: la voglia di spendersi senza risparmio, di aprirsi con totale disponibilità a nuovi incontri, nuove amicizie, alle persone nel bisogno. Il che spiega ampiamente scelte rischiose come quella degli aiuti umanitari trasferiti in Bosnia sotto i bombardamenti. E spiega anche la scelta dello stile dialogico che caratterizza questo romanzo. Perchè Jolly Gibertini è effettivamente in continuo dialogo con la realtà che lo circonda: vuole capirla, ascoltarla, aiutarla ma non subirla. In questo, il Nostro è - lo dico o non lo dico? Massì, lo dico - un autentico reazionario. Un amante della tradizione ed un nemico giurato del progressismo vuoto e nichilista. La battaglia contro l'aborto di Stato, e contro ogni minaccia alla vita innocente, è per Gibertini la riaffermazione dei valori e della serietà cari a generazioni e generazioni che ci hanno preceduto. E' la riscoperta di cose antiche che, proprio perchè tali, non perderanno mai la loro freschezza e novità.
Quello stesso ordine Giorgio Gibertini lo va cercando dentro la sua giornata e la sua vita, nella quale avvenimenti, impegni, appuntamenti si susseguono con vorticosa frenesia: il giorno - non lontano, crediamo- in cui Giorgio riuscirà a costruirsi un suo ordine definitivo, tutti i cavalli del suo motore raggiungeranno la massima potenza. E allora sarà difficile fermare un simile vulcano in attività: prepariamoci a vederne e a leggerne delle belle.

Mario Palmaro
gennaio 2000


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